Io non so se un attore come Alessandro Preziosi o un Presidente della Repubblica come Napolitano o ancora un uomo di cultura come Roberto Saviano sanno il segreto di Roma. Io l'ho scoperto oggi. Oggi appunto che mi sono distinto veramente dal resto della popolazione cittadina, infatti, oggi 30 aprile, giorno vicinissimo al Primo Maggio e ultima tegola di un ponte lungo dallo scorso 25 aprile. Sì, chi voleva, tra ferie e permessi, avrebbe potuto sfruttare una settimana per farsi gli affari propri e riversarsi su autostrade e litorali per scappare dalla città. Ecco è proprio questo che non farò più. Non scapperò mai più da Roma quando ci saranno vacanze collettive. Ho girato in motorino vagando per la città senza traffico. Ho frequentato uffici, tra tribunali, banche e poste, che funzionavano come in Alto Adige. Ho scambiato due chiacchiere con gli addetti a sportelli e cancellerie scoprendo un lato umano che il frastuono delle sgomitate abituali non mi permetteva di cogliere. Già, perché ora è certo, Roma è popolata all'inverosimile.
Si parla di Rio De Janerio, Città del Messico o Buenos Aires, ma mai di Roma come una metropoli
senza i mezzi per esserlo. A pensarci vengono i mente quei tram sgangherati, dove le persone salgono in corsa, si aggrappano ai corrimano e si tengono con la forza delle braccia oltre le pedane. E' una realtà che non riguarda altre città. Tutti vogliono venire a Roma, ma la città anche se generosa e comprensiva, non può accoglierli fino in fondo. E se ce ne rendessimo conto e se chi vuole venire per forza si accorgesse che non è possibile, forse, e dico, forse, sarebbe anche meno cara, tra affitti alle stelle e speculazioni criminali sulle abitazioni vecchie, nuove e, peggio mi sento, in costruzione. Stamattina guardavo la città con gli occhi di uno che in genere la disprezza, quando invece è bellissima, se solo non avesse due milioni di persone in più di quelle che può realmente sopportare. Bisognerebbe forse fare una pubblicità costruttiva ammettendo i limiti della città per la sua salvaguardia stessa invogliando e dirottando nuovi arrivi verso altri luoghi, ma poi si diventerebbe agli occhi del mondo razzisti, invece che costruttivi, e si verrebbe accomunati ai negati sbarchi di clandestini che tutti ci criticano, ma che nessuno accoglie al posto nostro.
Siamo noi romani che roviniamo Roma, ma non è neanche colpa nostra perché siamo troppi e non ci sopportiamo solamente perché nessuno sopporta la propria vita in questo casino infinito. La colpa è di nessuno, eppure c'è e non vedo l'ora che torni il prossimo ponte per lavorare tranquillo, scambiare due chiacchiere con i miei concittadini e ammirare con orgoglio la città eterna.
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