TRASLATE PLEASE ITALIENATO!

mercoledì 2 maggio 2012

Giochi di società sul cornicione

Siamo usciti sul terrazzo e ci hanno chiuso la porta alle spalle. Hanno anche abbassato le serrande e davanti c'è il vuoto. Una soluzione la si cerca perché la morte è scontata. Siamo saltati, oltre la ringhiera, e abbiamo camminato su un cornicione. Senza guardare sotto, lo spazio per la passeggiata non era neanche poco. Si poteva quasi correre e anche accucciarsi. Una cosa certa era la vista,
sterminata, su Roma. Ci sedemmo, gambe e piedi nel vuoto. Uno sguardo alla città ed eravamo ammaliati. Si potevano scorgere le luci dei fotografi che fleshavano le stars ai piedi della gloria, imbustate in abiti da capogiro e sognammo di scendere al loro piano. Sotto sotto i tram scintillavano i fili e ringhiavano sulle rotaie. Un taxi deturpa le regole della strada e si becca pure un vaffa in inglese da un pedone sulle strisce che quasi ci muore a Roma su una strada del centro che guardava con molto interesse, ma che poi ricorderà per altro e con un altro stato d'animo. Abbiamo delle carte in tasca, giochiamo sul cornicione. Chi vince, non strilla, chi perde, finge di volersi buttare. I rumori della metropolitana sono una buona colonna sonora e mi chiedo se personaggi celebri ai più come Alessandro Preziosi, Belen Rodriguez, Maria De Filippi o Fiorello sono mai stati in un posto così mozzafiato godendo ogni secondo perchè potrebbe essere l'ultimo. Perdo io e grido che mi butto se qualcuno non mi tira fuori da questa storia vertiginosa. Devo strillare e chiedere anche l'aiuto di chi ha vinto perché non mi sente nessuno, neanche un paparazzo, allora gli sputo in testa e lo becco. Mi scatta un milione di foto in un secondo poi finalmente si mette in moto per aiutarci.
"Checcazzo ci fate là?", urla dabbasso.
"Checcazzo ti cambia a te?", rispondiamo, "ci buttiamo se non chiamate qualcuno che non ci faccia buttare!", insistiamo sbattendo i piedi sul cornicione.
"No, non lo fate!", grida il paparazzo.
"Perché non dovremmo!", rispondiamo noi.
"Non lo so, ma non lo fate!", commenta il paparazzo.
"E' una vita che nessuno sa niente e a farne le spese siamo noi!",  esclamiamo con lucidità.
"Non è colpa tua, ma della città, mica come i paesi, lì i cornicioni sono bassi!", grida il paparazzo con una mano alla bocca che poi riporta sul click per un altro milioni di scatti.
"E io che c'entro?", urlo ancora imitando il gesto della mano alla bocca.
"Tu centra qua che al resto pensiamo dopo!", strilla il paparazzo.
"Voliamo", esorto io per il lancio.
L'aria si tinge di freddo e le luci diventano piccole fino ad assomigliare a puntini per poi sparire e lasciare spazio a un nero opprimente e definitivo. Mi scorgo nel nulla fino a quando non accendo una luce. Ero scoperto e stavo sognando, ma quel cornicione lo devo scovare insieme a quella pazza che mi ha seguito nella partita a carte.

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