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martedì 8 maggio 2012

Grillo e l'ABC della politica

Beppe Grillo è lanciatissimo. Ha una strada talmente vuota davanti che rischia di schiantarsi contro qualche ostacolo accidentale, buccia di banana, cacca di cane lenta o altro che non riguarda i suoi avversari talmente intenti a non affondare nei loro discorsi interessati da non riuscire neppure a pensare a qualcos'altro. Infatti passano agli insulti, l'unico modo rimasto di denigrare l'avversario. Cosa che un italiano fa, ma un italienato non farebbe mai. Tra due avversari c'è rispetto, altrimenti non sono avversari ma ragazzini che si sputano cattiverie infantili, tipo quel bambino che mette in mezzo un pallone per una partita ma non sa giocare, allora se ne va via con lo stesso pallone, unico modo di farsi notare dal gruppo.



Il confronto è senza storie, perché il popolo non lo sa, ma comanda più di quanto pensi. Lo sa bene la politica che intorta la gente dal dopoguerra come fossero allodale ipnotizzate da specchi finti.

Quello che spaventa i politici e ammalia la gente è l'onestà, del programma e del servizio, e l'abbattimento degli schemi tra rifiuti di partecipare ai talk show e a qualsiasi situazione gestibile da qualcun altro, tipo i giornalisti, che sotto sotto hanno spesso il rendiconto da onorare.

Sono talmente tutti spaesati che non sanno più cosa sparare per difendersi e non sanno neanche più da dove li attaccano per quanto è cambiato il sistema di porsi.

Allora che fanno? Provano a etichettarlo come una senza-etichette e quindi un anti-politico.

Eppure Grillo si butta in mezzo alla gente e se ne fotte degli insulti e dei commenti al veleno, anzi li pubblica, per dimostrare cosa dicono di lui.

La domanda che sgorga è ovvia non come la risposta: può essere antipolitico uno che fa campagna elettorale nelle sole piazze?

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